Chirurghi e radioterapisti sempre più alleati.

Uno studio basato su 1.800.000 pazienti, affette da carcinoma mammario invasivo, dimostra la superiorità della chirurgia conservativa + radioterapia, con una sopravvivenza complessiva (OS) più lunga del 36%, rispetto alla sola mastectomia.

Per sopravvivenza globale si intende il tempo in cui si verifica la morte di una persona, indipendentemente dalla causa che ha portato all’esito. Il tempo cioè che intercorre tra la data della diagnosi o l’inizio di una terapia e il momento del decesso.

Fino a ieri nessuno studio dimostrava la superiorità di una metodica rispetto l’altra. Pareva quindi che la mastectomia totale e la quadrantectomia + radioterapia dessero risultati simili in termini di sopravvivenza globale.

Il lavoro di De La Cruz Ku è una metanalisi di 30 studi, condotta su 26 coorti di pazienti indagate in maniera retrospettiva, follow up 4-20 anni, e su 6 sperimentazioni cliniche randomizzate. La metanalisi è una tecnica statistica quantitativa applicata alla clinica e permette di combinare i dati relativi a diversi studi condotti su un medesimo argomento. Essa è molto spesso utilizzata per rispondere a uno specifico quesito clinico.

Nessuna differenza è riportata per la sopravvivenza libera da malattia (DFS), sempre dal confronto fra la chirurgia conservativa + radioterapia e la sola mastectomia. La sopravvivenza libera da malattia è uno degli end-point più importanti nell’ambito della ricerca scientifica oncologica.

Nell’ambito della quotidiana discussione dei casi clinici e nella programmazione delle procedure operatorie, i vari team multidisciplinari dovranno sempre tenere in forte considerazione i risultati di tale metanalisi.

Anche il processo decisionale chirurgico, condiviso con le pazienti e i familiari, dovrà comportare una seria riflessione sui dati espressi dallo studio in parola.

Viene definitivamente sfatato il mito che la mastectomia totale “garantisca” di più rispetto l’intervento con conservazione di tessuto mammario.